È ora di cambiare il linguaggio della degustazione

È ORA DI CAMBIARE IL
LINGUAGGIO DELLA DEGUSTAZIONE

IL mondo dei sommelier è un mondo a parte. Non parlo dei “deus ex machina”, dei guru, di personaggi che ti ricordi come schizzi di colore nella tinta unita. Come si fa infatti a scordare certi oratori eccezionali, capaci di connettere varie discipline facendo sembrare il mondo del vino quello che in realtà è: il vero connettore tra agricoltura e filosofia, storia, geografia politica, geologia e ancora altro…

Ascoltandoli, mi chiedo se servano davvero certi tecnicismi (ormai le chiamo tecno-super-cazzole) per descrivere un vino? Il corso da sommelier l’ho fatto 15 anni fa perché mi serviva per lavorare e per distinguermi. Per comunicare bene serve soprattutto cultura, intelligenza e sensibilità… punto!

Non mi piacciono le auto-citazioni, ma per questa volta farò un’eccezione e vi riporto un momento di degustazione tenuta dal sottoscritto, che mi ha particolarmente soddisfatto. Avevo di fronte 4 vini : Calabria igt  Bianco, Orcia doc Rosso, Sangiovese di Romagna doc Superiore Riserva e Lessini doc Durello extra brut 100 mesi.

” Bene vi descrivo brevemente questi vini: il primo è un bianco, malvasia con un taglio di chardonnay e sauvignon che completa un naso tropicale ma non troppo, con una bella avvolgenza nel finale minerale per le terre vulcaniche, un calice divertente alla Bob Marley;

il secondo è un rosso che dal colore capisci che ha una certa freschezza, testimonianza dei terreni calcareo argillosi su cui sono coltivate le uve, alterna il dinamismo della sua freschezza croccante a una chiusura verticale leggermente astringente, un po’ un quadro di Boccioni, mentre ascolti Dizzy Gillespie;

il terzo è un vino senz’altro più slow, da camino acceso, la classica meditazione per capirci, ci leggeresti Dostoevskij ascoltando Beethoven, la Pastorale […]”

” E questo? Beh questo è un gran metodo classico, dritto deciso, bollicina fine ma persistente senti quanto non cade non vacilla anche in bocca, fresco mela verde che ritorna anche al naso, siamo in montagna, una bella giornata di sole, le cicale, i grilli, e senti questa zagara che ritorna nei vari sentori chiudendo quasi come un verso di Leopardi. Elegante ed infinito. Tira un altro sorso e così si finisce la bottiglia!.”

Wine Vision. Innovate your communication.
Matteo Capellaro